03 giugno 2004

 

In vino veritas?

Porta a Porta di Bruno Vespa del 02/06/04, si parla di vino, dei prezzi lievitati e non acessibili, di percentuali di ricarico, di enoteche e ristoranti. Come al solito, quando si parla di vino, eppure si dice che in vino veritas, le castronerie fanno fumo. Chissà perchè, si demonizzano sempre e soltanto i rivenditori. Voglio spezzare una lancia in favore della categoria che, a mio modesto parere, non è la sola artefice, qualcuno però, devo ammettere, crede di essere furbo, di speculazioni ingiustificate. Perchè si omette di dire che, spesso e volentieri, i produttori costringono i rivenditori, e nella fascia includo tutti, enotecari, ristoratori, osti ecc, ad acquistare forniture che partono quasi sempre da un minimo di 72 bottiglie. Perchè non si dice mai che alcuni grossisti, con il beneplacido e commistione di alcuni produttori, costringono "i rivenditori" ad acquistare una paccottiglia di vini invendibili per poter accedere a bottiglie migliori e che il mercato richiede. Capite bene che un'enoteca, per poter definire cantina lo spazio di cui dispone, deve possedere come minimo 150/200 etichette. Ora moltiplicate 200 per 72, quanto fa? Fa 14.400 bottiglie. Ovviamente non tutte, queste bottiglie , vengono vendute nel giro di pochi mesi. Ecco immobilizzato un capitale che in qualche modo, prima o poi, deve rendere. Vi basta come giustificazione? Sono argomentazioni sufficientemente valide , secondo voi, per giustificare alcuni prezzi? Secondo me, più che sufficienti.
Non sempre "In Vino Veritas" e i bugiardi vanno ricercati in Vigna.

Ultima annotazione. E' possibile acquistare vino da un produttore (pseudo), tal Al Bano, che non sa tenere un bicchiere e che per aprire una bottiglia infila il verme nel tappo senza togliere la capsula e che non sa che è definita tale?
Suvvia, siamo seri!


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