26 giugno 2002

 

FINALMENTE ! IL TELEFONO PARLA ITALIANO

Basta con i soprusi, le violenze, i ladrocini. NO! Questa volta non mi riferisco a Blatter, a Moreno o a qualche presunta malafede arbitrale. La mia considerazione odierna, vuole essere invece, un inno al genio e alla lungimiranza italiana. Vuole essere un tributo al grande ANTONIO MEUCCI inventore del telefono. L’apparecchio, che oggi, forse, utilizziamo con molta superficialità e non curanza. E’ di pochi giorni fa, infatti, la notizia secondo la quale, il Congresso degli Stati Uniti d’America, ha ufficialmente decretato che il solo ed unico inventore del telefono è l’Italiano ANTONIO MEUCCI e non dello scozzese Graham Bell. L’intuizione dello scienziato italiano risale al 1849; Meucci si trova all'Avana ove lavora come tecnico di palcoscenico presso il Gran Teatro Tacon e, per arrotondare il suo magro salario, si occupa anche d’elettroterapia, allora molto in voga. Mentre sta curando un suo paziente, al quale ha messo in bocca una linguetta di rame, nell'atto di collegare un secondo elettrodo collegato ad una batteria, situata in un'altra stanza, chiudendo il circuito "sente" a distanza il lamento del paziente che ha avvertito una leggera scossa.
Il suo primo vero esperimento risale al 1852, all'Avana, dove stabilisce un collegamento telefonico nell'interno della casa nella quale abita, ma il suo primo apparato completo è del 1856, ed è costituito da un diaframma vibrante posto dinanzi ad un elettromagnete: la vibrazione del diaframma provoca variazioni di corrente nell'elettromagnete e, come Meucci stesso scrive nel 1857: "......queste alterazioni di corrente, trasmettendosi all'altro capo del filo, imprimono analoghe vibrazioni al diaframma ricevente, riproducendo la parola ".
Disgraziatamente Meucci attraversa un periodo difficilissimo, d’estrema miseria, e solo nel 1871 decide di brevettare la sua invenzione, ma possiede soltanto 20 dei 250 dollari necessari, somma appena sufficiente a pagare un "caveat", sorta di diffida provvisoria atta ad impedire che entro un anno sia concesso un brevetto per un’analoga invenzione.
Facendosi prestare il denaro da amici, riesce faticosamente a pagare per due anni, sino al 1873, ma nel 1876 Bell presenta la sua domanda di brevetto, per un apparato analogo a quello di Meucci, ottenendo la regolare concessione. In un disperato tentativo Meucci entra in società con la Globe Company, concorrente della Bell Company, ricavandone soltanto un processo per infrazione di brevetto, processo che si conclude a favore di Bell, il 19 settembre 1887, con una ridicola sentenza affermante che Meucci aveva soltanto ottenuto la trasmissione della voce con un mezzo meccanico, e che "non ha prodotto nulla di nuovo nell'arte della trasmissione della parola per mezzo dell'elettricità". Il ricorso della Globe è respinto ed il caso archiviato nel 1891, due anni dopo la morte dello sfortunato Meucci.
Saluti a tutti, Pasquale
Finalmente! Il telefono parla “solo” Italiano.

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